4 Comments

Grazie per la menzione! Sì, alcuni studiosi risaltano la poca "coolness" percepita del catalano, soprattutto dai giovani e sui social media (ma ci si sta impegnando per far passare il messaggio contrario), ma direi che il problema principale resta il fatto che qui la lingua (il suo uso, la sua promozione) è diventata un potentissimo strumento identitario e poi politico. Molto interessante la serie "Paese che vai", la seguirò con piacere :)

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Grazie per il commento! Del resto, lingue – e letterature – non ci mettono molto a legarsi a questioni politiche (che lo si desideri o no). (Pensa che proprio ieri sera ho scoperto che agli inizi del novecento ci furono scambi notevoli, anche in forma di traduzioni, tra esponenti della comunità occitana nel sud della Francia e di quella romancia in Svizzera orientale.)

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Ciao Gaia! Io ho vissuto un anno a Zurigo e l'unico mio vanto con la Schweizerdeutsch è di essere riuscita a ordinare alla stazione 3 bretzel. Ma attenzione, non ho detto "Drei Brezeln" in Hochdeutsch, bensì "Drüü Brezeln". E il commesso mi ha capita. Insomma, sono soddisfazioni. Per il resto, credo di capire ciò che vuoi dire quando scrivi di "porta in faccia linguistica". Forse, però, è una porta bassa, che si può scavalcare.

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Grande! Sentir contare da uno a dieci in Schweizerdeutsch è ancora un'esperienza che mi provoca un certo straniamento. :)

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