Questo mese Paltò viaggia tra le espressioni idiomatiche, strumenti leggeri ma potenti per aprire spiragli nella comprensione di lingue e culture. Propongo una selezione molto limitata perché rendere giustizia ai modi di dire che caratterizzano una lingua – figuriamoci tre o quattro – ci terrebbe occupati per molti, molti mesi. Da due libri sull’argomento ho pescato alcune delle espressioni che mi piacciono di più: spero quindi che questo numero, come quello uscito a luglio, possa essere letto in quattro e quattr’otto… o en moins de deux, in meno di due (ma due di che?). Buon viaggio!
Se lo dici tu…
La mia prima fonte di ispirazione è il libro Les expressions idiomatiques di Marie-Dominique Porée-Rongier, pubblicato da Éditions First. Nonostante il formato quasi lillipuziano, questo volume compie un ambizioso giro del mondo elencando e commentando espressioni idiomatiche in varie lingue. Il mio secondo riferimento è il libro Quattro piccioni con una fava, ideato da Nicole Bandion e pubblicato da Salvioni Edizioni, che si propone come “un modo inconsueto di entrare in contatto con le quattro lingue e culture nazionali svizzere”. È una raccolta di modi di dire in italiano, francese, tedesco e romancio: ogni espressione idiomatica è illustrata da vignettisti elvetici, il che rende ancora più divertente la lettura.
Prendere due piccioni con una fava
Questa espressione è quasi troppo nota per meritare una menzione, ma in altre lingue assume forme inaspettate. In inglese si dice to kill two birds with one stone: potrebbero essere piccioni ma anche pernici. I francesi concordano con la formulazione più generica degli anglofoni e dicono faire d’une pierre deux coups – a chi o cosa sia rivolta la pietra non è dato sapere. In tedesco si passa dai volatili agli insetti: zwei Fliegen mit einer Klappe schlagen, prendere due mosche con un acchiappamosche. Questo modo di dire potrebbe venire da una fiaba raccolta dai fratelli Grimm, quella del sarto che si vantò di averne fatti fuori sette in un colpo senza precisare che si trattava di mosche e non di avversari più temibili. Quando arriviamo al romancio, per la precisione all’idioma noto come vallader (parlato verso il confine con il Tirolo), cambiamo completamente tono: far ün viadi e duos servezzans, fare un viaggio e due commissioni. Questa espressione conserva la memoria di quanto fosse difficile spostarsi in un territorio come quello della Bassa Engadina, dove ci si trova spesso oltre i 1200 metri sul livello del mare. In queste condizioni, ogni viaggio doveva essere proficuo.
Ce n’est pas tes oignons
In italiano è il classico non sono cavoli tuoi: la versione francese mi ha sempre fatto ridere perché dal mio punto di vista le cipolle sono ben più comiche dei cavoli. In tedesco si passa dal solido al liquido: das ist nicht dein Bier (o, più spesso, das ist nicht mein Bier per dire che non sono affari miei), non è la tua (mia) birra. Il libro Quattro piccioni con una fava indica una possibile origine in das sind nicht deine Birnen, non sono le tue pere, dove le pere erano un sinonimo di cose o affari. Come la metti la metti, o si mangia o si beve.
Am Sankt-Nimmerleins-Tag
Quando andavo a scuola passavo spesso davanti a un palazzo di cui cercavo sempre lo stesso dettaglio: un asino con le ali disegnato su uno dei muri esterni. L’edificio era vuoto, silenzioso, abbandonato. Non ricordo per quali ragioni i residenti avessero dovuto lasciarlo. Anni e anni dopo, non era stato ristrutturato ed era ancora disabitato. Ricordo di aver pensato che quell’asino con le ali fosse stato disegnato per protesta o se non altro per rabbia, come a dire, questo palazzo sarà ristrutturato quando gli asini voleranno.
In italiano, l’origine di questa espressione è un poema del diciassettesimo secolo che faceva riferimento all’impossibilità che gli abitanti di Empoli conquistassero San Miniato. I francofoni restano in tema animale e dicono quand les poules auront des dents, un’immagine che trovo leggermente terrificante. Per quanto mi riguarda, la versione più bella di questo modo di dire è tedesca: am Sankt-Nimmerleins-Tag, nel giorno del piccolo Santo Mai. Dato che questo santo non esiste, aspettare il suo giorno è del tutto vano. Credo che in francese ci sia una variante, à la saint Glinglin, che si riallaccia a quella tedesca, ma non ho trovato granché al riguardo a parte il fatto che Raymond Queneau se ne ispirò per il titolo di un suo libro.
Empezar la casa por el tejado
Non so a voi, ma a me mettere il carro davanti ai buoi non ha mai detto granché – forse perché sono cresciuta in città, non so. La versione spagnola empezar la casa por el tejado, ossia iniziare la casa dal tetto, mi piace molto di più! In francese credo che si possa dire vouloir être commandant avant d’être matelot, voler essere comandante prima di essere marinaio, che nel suo riferimento gerarchico mi convince anche meno del carro con i buoi. A questo punto preferisco il provenzale se fai pas lou civié avans d’avé la lèbre, non si fa lo zibetto prima di aver preso la lepre.
Perdere le staffe
In molte parti del mondo i cavalli non sono più centrali come lo erano prima di automobili e altri mezzi a motore, ma ricorriamo ancora a questa espressione per dire che abbiamo perso il controllo. In svizzero tedesco si usa un’immagine che, a mio avviso, è ancora più efficace: es het öpperem dr Nuggi usegjagt, ha fatto espellere il ciuccio a qualcuno. Questo modo di dire sarebbe comparso intorno agli anni settanta, il che è plausibile dato che il ciuccio moderno fu introdotto alla fine degli anni quaranta. Chiunque abbia visto o sperimentato la crisi di rabbia che può colpire un bambino piccolo che perde il ciuccio concorderà che questa espressione è un capolavoro di sintesi. Il francese péter les plombs (o l’alternativa péter un plomb), far esplodere i piombini, è più simile all’italiano nella misura in cui fa riferimento a qualcosa che un tempo era molto comune e ora lo è meno. Diversi anni fa, per i fusibili degli impianti elettrici si ricorreva a fili di piombo (i piombini, appunto): in caso di uso simultaneo di troppi apparecchi elettrici il piombo fondeva, si creava un corto circuito e la corrente elettrica saltava… insieme alla pazienza.
Faire les 400 coups
Chi altro conosce questa espressione grazie al film di François Truffaut ma non sapeva che fosse un modo di dire che risale al diciassettesimo secolo? Faire le 400 coups vuol dire combinarne di tutti i colori; in inglese l’espressione diventa to paint the town red. È interessante che in francese l’origine di questo modo di dire sia un fatto storico: il libro Les expressions idiomatiques spiega che nel 1621 la città di Montauban, nel dipartimento sud-occidentale Tarn e Garonna, fu colpita da 400 colpi di cannone nel tentativo di far abbandonare la fede protestante ai suoi abitanti, i quali non cedettero nonostante la violenza dell’attacco.
Come hai detto?
Uno degli aspetti più divertenti del libro Quattro piccioni con una fava è l’aver incluso modi di dire identificati come potenzialmente intraducibili, che nell’ottica di questo volume significa che non esistono espressioni equivalenti in tre delle quattro lingue ufficiali svizzere.
Fare alla romana
Questa espressione spunta ai primi dell’ottocento, ma la sua origine non è chiara e non lo è del tutto nemmeno il suo significato. Per me, che sono nata e cresciuta a Roma, fare alla romana vuol dire che se abbiamo mangiato fuori ed è il momento di pagare il conto diamo tutti la stessa cifra invece di andare a vedere chi ha ordinato cosa. Il libro sostiene che possa indicare anche il contrario, ossia dividere le spese in modo che ciascuno paghi per ciò che ha mangiato, ma a me non torna. Ammetto che non ho (ancora) approfondito le ricerche.
Tomber dans les pommes
Non mi ero mai accorta di quanto sia difficile trovare l’analogo di questa espressione in altre lingue. Tomber dans les pommes, ossia cadere nelle mele, vuol dire svenire, ma perché? Al momento questa è l’ipotesi più accreditata: nel diciannovesimo secolo si diceva être dans les pommes cuites, essere nelle mele cotte, per indicare una profonda stanchezza. A sua volta questa espressione deriverebbe da locuzioni più antiche, attestate al seicento, che giravano intorno a queste benedette mele cotte: per esempio, si diceva on abbattrait ce mur à coups de pommes cuites, si potrebbe abbattere questo muro a colpi di mele cotte, per dare l’idea di una grande fragilità. Bei tempi andati.
Im falschen Film sein
La prima volta che ho sentito questa espressione credo di essere scoppiata a ridere (e poi mi sono chiesta, avrò capito male?). Mi ha fatto molto piacere ritrovarla nel libro Quattro piccioni con una fava. Essere nel film sbagliato, espressione tedesca nata con la comparsa delle pellicole cinematografiche, è un modo particolarmente efficace per dire che ci si sente estranei a una situazione. Insomma, è Luke Skywalker che finisce in un episodio di Downton Abbey.
Bellissimo!!! Le espressioni idiomatiche sono un modo davvero interessante di conoscere la cultura di un popolo, e il fatto che alcune si ritrovino in tante lingue con un significato simile secondo me è indice che siamo tuttə molto più simili di ciò che pensiamo 😊 spero farai un'altra puntata perché mi è piaciuto molto questo tuo post!
Bel numero! Anche tra regioni italiane ne abbiamo di tutti i tipi. I fiorentini, sempre sobri, per esempio dicono "l'erba voglio non cresce neanche a Boboli" anzi che nel solito giardino del re. Oppure "essere alle porte con i sassi" per dire che si è ben oltre l'ultimo minuto (questo ha anche una storiella medievale interessante). :D