Questo numero di Paltò non segue la struttura dei suoi due predecessori in modo da creare, spero, un numero leggero e fresco – per chi magari è immerso nel caldo e non è (più) in vacanza.
Quando ascolto musica mi piace muovermi tra sonorità, stili e generi diversi. Questo mese condivido alcune delle mie scoperte musicali recenti e non, multilingue… e non. Buoni ascolti!
Segnalazioni
Monsieur Periné
Conosco questo gruppo colombiano grazie ai meravigliosi NPR Tiny Desk Concerts, e ascolto spesso la loro esibizione dal vivo per la National Public Radio (NPR, appunto) statunitense. I Monsieur Periné attingono a vari generi per i loro brani originali, e può capitare di sentirli cantare in spagnolo, francese, inglese e portoghese.
Se non conoscete i Tiny Desk Concerts potete recuperare cercando i loro video su YouTube. Il modello è semplice: ci si esibisce tra le scrivanie e gli scaffali degli uffici di NPR, proponendo una scaletta di brani scelti anche in funzione del luogo che, beh, introduce qualche vincolo pratico. Per fortuna NPR invita artisti noti e meno noti e coltiva una sana varietà di generi musicali.
Emilie Gassin
Credo di aver scoperto questa artista australiana grazie alla colonna sonora del film Un homme à la hauteur. Gassin vive a Parigi e canta in inglese e in francese: il suo disco Curiosity riesce quasi sempre a mettermi di buon umore, e il brano “Ça pourrait changer” è uno dei miei preferiti.
Julie Fowlis
Tanti anni fa un amico mi ha regalato un album di Julie Fowlis e da quel momento non ho più smesso di ascoltarla. Fowlis canta in gaelico scozzese, che è la sua lingua madre, e in inglese – per esempio, ha contribuito alla colonna sonora del film Brave. Mi piace molto la sua versione in gaelico di “Blackbird“ dei Beatles.
Cocanha
A marzo di quest’anno ho seguito un seminario sulla musica polifonica occitana grazie al quale ho imparato due bellissime canzoni e scoperto vari gruppi che propongono brani del repertorio tradizionale occitano. Cocanha è un duo, e sul loro sito si legge:
Dans un Etat français centraliste au passé colonial prégnant, taisant les langues qui l’habitent et formatant les accents, Cocanha choisit de chanter en occitan.
Ossia: “In uno stato francese centralista dal marcato passato coloniale, uno stato che tace le lingue che lo popolano e uniforma gli accenti, Cocanha sceglie di cantare in occitano”. In effetti, una scelta di monolinguismo può essere una dichiarazione di intenti forte quanto la decisione di cantare in più lingue. Ho cominciato ad ascoltare Cocanha da poco; mi ha subito colpita questa loro interpretazione dal vivo che inizia con le cicale e finisce con una risata. Meglio di così!
Bonus tracks
Artisti plurilingue, monolingue… E se invece si cantasse in lingue che lingue non sono? In fin dei conti non serve un impianto grammaticale per vocalizzare. Nella mouth music scozzese e irlandese, nota anche come lilting, succede proprio questo: si canta quasi sempre senza accompagnamento strumentale, emettendo suoni che si adattano alla melodia e creano gli effetti desiderati. A volte il lilting è del brano intero, altre volte è solo il ritornello a non avere un senso compiuto. Di esempi di mouth music (che in gaelico scozzese è nota come puirt à beul) ne conosco vari, but nothing compares to questo brano cantato da Dolores Keane e John Faulkner.
Ho scoperto il lilting quando avevo vent’anni grazie a un’acuta fissazione per la musica tradizionale irlandese, scozzese e inglese (infatti quando sono andata al Cambridge Folk Festival mi sono detta, sono a casa). Se non fosse stato per Una parola al giorno chissà quanto tempo ancora sarebbe passato prima che scoprissi il trallalero genovese. Non assimilerei il trallalero alla mouth music perché la sua origine e il suo sviluppo – per non parlare della sua complessità – mi sembrano del tutto diversi, ma certo è un’altra incredibile prova di quanto sia versatile la voce umana. Ascoltate questo esempio.
Nel mese di agosto Paltò uscirà eccezionalmente il quarto giovedì del mese perché il terzo coincide con Ferragosto, un giorno che quando ero bambina era sinonimo di asfalto squagliato, serrande abbassate e una città il cui traffico diventava finalmente (quasi) umano.